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"La squisita perfezione della lingua latina ... " affermava Giacomo Leopardi. Ma il latino ha ancora una funzione nella nostra società? La conoscenza di questa lingua può essere ancora utile? Per molti la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina da eliminare dai programmi scolastici. Ma è davvero così?
In una società dominata dalla tecnica e dall'uso di strumenti multimediali viene spontaneo chiedersi quale utilità possa ancora avere lo studio di una lingua "morta" come il latino, che appare così distante e alieno dall'attuale vita concreta. La società ha dato una risposta sostanzialmente contraddittoria a tale domanda: da un lato sono stati introdotti nuovi corsi di studi, ritenuti più facili, che prevedono la totale assenza di tale disciplina; dall'altro, però, il grande pubblico ha manifestato vivo interesse per alcuni saggi pubblicati recentemente (Viva il latino - Storie e bellezze di una lingua inutile di Nicola Gardoni; la lingua geniale - 9 ragioni per amare il greco di Andrea Marcolongo) aventi lo scopo di far apprezzare la bellezza della lingua e della letteratura latina e greca dimostrando così che oggi resta sempre vivo il desiderio di conoscere la cultura classica. Il greco è la lingua del mito, della tragedia, la lingua da cui deriva ogni nostra parola: la Grecia è la patria della polis e della moderna democrazia.
La conoscenza del latino ci mette infatti a diretto contatto con il nostro passato, di cui siamo figli, con quelle radici da cui deriviamo. Recidere tale passato comporta un impoverimento sul piano culturale, significa perdere la nostra memoria e cioè una parte di noi. Recuperare il passato ci permette, invece, di conoscere ciò che accomuna l'uomo antico con quello moderno e di cogliere meglio i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli.
Chi opera nella moderna società non deve possedere solo specifiche conoscenze o competenze tecnico-scientifiche, ma, se intende raggiungere una formazione veramente completa, deve avere, accanto a queste, anche una buona cultura umanistica. Determinati principi, che sono ritenuti fondamentali dalla nostra società, come ad esempio, per citarne solo alcuni, la vita come ricerca della verità, la libertà di conoscenza, la disponibilità verso il prossimo, l'interesse per il bene civile, l'anteporre l'onestà all'utile personale, sono tutti valori affrontati dagli autori latini e da loro a noi trasmessi.
Recentemente si sono levate lamentele da parte di numerosi docenti universitari sul fatto che i giovani non sanno più scrivere ed esprimersi correttamente in italiano. Senza addentrarci a ricercare le cause di tale fenomeno, è risaputo che l'italiano è, tra le lingue moderne, quella che maggiormente si avvicina al latino.
Il lessico italiano deriva per la maggior parte da quello latino e pertanto la conoscenza dell'etimologia dei termini che usiamo ci permette una maggior proprietà di linguaggio e diventa fondamentale per chi affronta studi di carattere giuridico o medico/scientifico.
Numerose parole latine sono entrate nel nostro linguaggio quotidiano (ad es auditorium, sponsor, tutor, curriculum ecc.) e altre nelle lingue anglosassoni o germaniche derivano direttamente dal latino. Inoltre, strettamente legata a quella latina è la struttura sintattica della nostra lingua (che prevede l'uso del congiuntivo, anche se oggi si tende a non ricorrervi).
Conoscere il latino e la sua articolazione linguistica permette quindi di esprimersi in italiano in modo adeguato ad ogni ambito e circostanza, di formulare discorsi convenientemente articolati, di comprendere correttamente termini e concetti specifici di determinate discipline, insomma di relazionarsi in maniera sicura e pertinente con l'ambiente che ci circonda.
Lo studio del latino consente infine di conseguire delle abilità metodologiche spendibili in ogni campo e disciplina. Infatti l'approccio ad un testo latino da tradurre in italiano costringe a compiere la sua analisi, a formulare dalle ipotesi, a verificarle, a compiere delle adeguate scelte lessicali. Si sviluppano così a poco a poco capacità logiche e di ragionamento, si consegue una metodologia e un'apertura mentale che possono essere impiegate convenientemente anche in campi del tutto estranei al latino. A tale riguardo è significativo il fatto che gli studenti che escono dal Liceo Classico, quando si iscrivono a facoltà scientifiche, dopo le prime iniziali difficoltà, raggiungono generalmente risultati più brillanti dei loro colleghi provenienti da corsi di studi prevalentemente scientifici.
Per tali motivi la conoscenza del latino è un requisito che viene apprezzato nel curriculum di chi aspira ad ottenere un posto di lavoro, dal momento che, come affermava Umberto Eco "coloro che hanno seguito buoni studi classici sono maggiormente aperti all'ideazione e all'intuizione di come andranno le cose in futuro".