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La Lessinia, altopiano destinato prevalentemente all'agricoltura, è caratterizzato nella sua parte Alta (oltre i 1200 metri) dalla presenza diffusa delle malghe.
La Lessinia è un territorio delle Prealpi Venete e precisamente dei "Monti Lessini" colonizzato e trasformato dai Cimbri, un popolo di lingua tedesca, proveniente dalla Baviera e dal Tirolo che si è insediato, a partire dall'XI° secolo, dando vita a XIII comunità che, grazie ad un diploma di Cangrande I° della Scala del 1326, ottennero il privilegio di organizzarsi in Comuni con larga autonomia.
Gli originari XIII Comuni Veronesi di derivazione cimbra sono:
- Erbezzo (nome antico e latino Erbetio, nome cimbro kan Bisan e nome tedesco gen Wiesen);
- Bosco Chiesanuova (nome antico e latino Bosco Frizzolana, Ecclesia Nova, nome cimbro kar Naugan Kirche e nome tedesco Neukirch);
- Valdiporro (nome antico e latino Valle Porro, Vallis Puro, nome cimbro Pourantal e nome tedesco Porrental);
- Cerro Veronese (nome antico e latino Silva Alferiae e nome cimbro kame Tschirre);
- Roverè (nome antico e latino Roveredo Velli, nome cimbro Rofreit e nome tedesco Rovereti);
- Velo Veronese (nome antico e latino Vellus e nome cimbro Velje);
- Azzarino (nome antico e latino Asarin);
- Camposilvano (nome antico e latino Campus Silvanus, nome cimbro Sulvaan e nome tedesco Kampsilvan);
- San Mauro di Saline (nome antico e latino Saline e nome cimbro Salain);
- Tavernole;
- Badia Calavena (nome antico e latino Sprea con Progno, nome cimbro kam Abato e nome tedesco Kalwein);
- Selva di Progno (nome antico e latino Silva Progni, nome cimbro Brunge e nome tedesco Prunge);
- San Bartolomeo delle Montagne (nome antico e latino San Bortolo e nome cimbro San Burtal).
L'autonomia dei XIII Comuni Cimbri Veronesi venne meno dopo la caduta della Repubblica di Venezia. La Lessinia è un territorio esteso per circa 800 km² che supera un'altezza nella sua parte nord orientale di 1800 metri e che fa da cuscinetto tra le Dolomiti e la Valle Padana.
Detto territorio è caratterizzato da ampie dorsali e valli profonde del tipo "Canyon fluviocarsico" chiamate "vaj" (vajo al singolare), boscose, disposte a ventaglio con erosioni carsiche causate dagli agenti atmosferici.
I Cimbri ("Tzimbar" che nell'idioma germanico significa "taglialegna") erano probabilmente originari di una cittadina Bavarese "Benedicktbenern" che furono costretti nell'XI° secolo a migrare per trovare territori nuovi in cui insediarsi.
Essi si spostarono in Lessinia anche perchè il Vescovo di Verona Bartolomeo della Scala nel 1327 affidò loro l'incarico di disboscare il territorio in oggetto per adibirlo a pascoli.
Il popolo Cimbro, che viveva in condizioni di estrema povertà e dal tenore di vita spartano, aveva saputo trasformare disboscando il territorio della Lessinia, da foresta, fitta di alberi plurisecolari, in una distesa di prati utilizzati come pascoli e trasformando il legno in carbone.
Sembra che il nome di Monti Lessini derivi da "lux" ovvero "luce" in quanto il paesaggio disboscato era aperto e luminoso, in confronto alla grande foresta di faggi che copriva il territorio e lo rendeva come uno scenario chiuso, caratterizzato dall'ombra delle chiome degli alberi.
Il sommo poeta Dante Alighieri che con molta probabilità frequentò i Monti Lessini durante il suo soggiorno presso gli Scaligeri a Verona, nella sua "Divina Commedia" definisce le foreste di questo tipo come "selva oscura".
Interessante notare come nel Medioevo uno dei verbi con cui si indicavano gli interventi di disboscamento era "Luxsare" nel senso di fare luce.
I Cimbri sfruttano le risorse del territorio, la legna ed i pascoli per l'allevamento, trasformando il paesaggio, costruendo con il pietrame le abitazioni, i ricoveri del bestiame, intere contrade, erigendo piccole chiese, capitelli, stele crocifere, dimostrando un elevato senso religioso.
Il territorio della Lessinia, prima dell'arrivo dei Cimbri, è stata oggetto di insediamenti fin dall'Età della Pietra .
Gli insediamenti più importanti risalenti a detta età, sono: il Ponte di Veja, Il Riparo Tagliente a Stallavena, il Riparo Solina a Fumane, Il Casteler della Rocca nei pressi di Erbezzo, luoghi nei quali sono stati trovati importanti reperti quali utensili, monili e armi appuntite.
Non è dato sapere con esattezza il significato della parola malga. Il termine malga molto probabilmente deriva, nella parlata comune dei montanari, dai dialetti alpini del Grigione e del Lombardo Veneto, ma si ipotizza anche un'origine Latina: "malica (mal-ca) con il significato di "mandria".
È un territorio destinato all'alpeggio e quindi al pascolo degli animali nel periodo estivo, in quanto d'inverno, la neve e il freddo obbligano gli animali a "svernare" nelle stalle del fondo valle.
I pascoli ricchi di erbe fresche e di essenze, costituiscono una preziosa fonte alimentare per gli animali i quali in tal modo mantengono puliti i prati, i pendii, le aree adiacenti i boschi e contribuiscono a rendere l'ambiente ordinato, preservando il territorio dall'incuria e dall'abbandono che possono essere causa di disastri ambientali. La malga quindi rende sostenibile il territorio.
Le malghe nel territorio sono circa 120 presenti maggiormente nel Comune di Bosco Chiesanuova, di cui 84 si trovano nel Parco Naturale Regionale della Lessinia.
La malga è l'azienda agricola in alta quota, è l'unità produttiva tipica dell'alta montagna. È un'entità indivisibile e ancora oggi la caratura viene espressa in "paghe".
La "paga" è la superficie di terreno pascolivo, necessario per le esigenze alimentari di una vacca da latte per tutto il periodo dell'alpeggio, cioè la superficie di pascolo necessaria a soddisfare l'esigenza alimentare di una bovina. Ogni malga ha un determinato numero di paghe, può cioè ospitare per il pascolo estivo un determinato numero di animali.
Il numero delle paghe dipende non solo dalla estensione territoriale della malga, ma anche dalla superficie più o meno estesa di pascoli, di pietrame, di rocce ecc.. La "paga" costituiva un'antica unità di misura, un parametro per calcolare la superficie pascoliva necessaria per ciascun animale da pascolo e più precisamente:
- una vacca da latte, che aveva compiuto due anni contava una "paga";
- una manza, di un anno e mezzo fino a 20 mesi, contava mezza "paga";
- una vitella di età inferiore all'anno contava 1/4 di "paga";
- due manze che non avevano ancora fatto la "rotta" (di età cioè compresa tra i 18 e i 20 mesi) ma alla loro seconda stagione di alpeggio, contavano complessivamente una "paga";
- un cavallo contava una "paga" e mezza;
- otto pecore globalmente contavano una "paga" e quindi una pecora contava 1/8 di "paga" e così via;
- il toro era esente perché era un animale indispensabile per la riproduzione.
In generale per avere una "paga" era indispensabile almeno un ettaro di montagna e mediamente una montagna consentiva una cinquantina di "paghe". La Malga San Giorgio di Bosco Chiesanuova conta 120 paghe.
La malga può essere oggetto di compravendita, di successione, di donazione come qualsiasi fondo agricolo, tenendo conto della sua particolarità. La malga, come si è detto, è l'unità produttiva dell'alta montagna ed è un'entità indivisibile. Non si può frazionare in appezzamenti distinti e separati.
Ai fini degli adempimenti conseguenti alla stipulazione dell'atto notarile, dovrà essere indicata la quota frazionata della malga. E così, se sono titolare di 10 paghe di una malga di complessive 50 paghe, oggetto di trasferimento sarà la quota indivisa di 1/5 dell'intera malga.
La malga può essere affittata, sempre in base al numero di paghe. Un tempo esisteva tutto un complesso procedimento che doveva essere effettuato prima della stagione dell'alpeggio mediante il quale si procedeva alla concessione in affitto delle paghe delle malghe da parte degli Enti proprietari (un tempo erano gli Enti Religiosi, monasteri, nobili ecc.).
Ora invece i contratti di affitto sono regolati dalla contrattazione privata, salvo il caso in cui la malga sia di proprietà di enti pubblici (Comuni, Province ecc.). Le costruzioni nella malga sono in pietra, con il tetto in lastre di pietrame.
Queste costruzioni in pietra costituiscono una caratteristica del paesaggio della Lessinia ed oggetto oggi di particolari tutele da parte dei vari Enti che operano sul territorio.
Analogamente le "giassare" sono cavità artificiali scavate nei pressi di una pozza e ricoperte da una struttura in pietra talvolta interrata dove durante l'inverno si portava la neve per trasformarla in ghiaccio che durante l'estate, in blocchi, veniva utilizzato per la conservazione dei cibi e venduto anche in città.
Ogni malga ha una o più "pozze", piccole raccolte di acqua piovana utilizzate per l'abbeveraggio del bestiame.
La vita in malga era molto faticosa, rude, piena di sacrifici. Oggi l'alpeggio è molto diverso. L'utilizzo di mezzi meccanizzati ha reso meno faticosa la vita di quanti vivono in malga.
Alcune malghe si sono adeguate ai nuovi tempi introducendo forme di agriturismo o divenendo "fattorie didattiche", per far conoscere la vita in malga, i prodotti genuini e tradizionali delle montagne veronesi, a stretto contatto con la natura.
Il prodotto principale della malga è il latte che, una volta munto, veniva portato nel "baito" dove il "casaro" provvedeva alla lavorazione e alla trasformazione in formaggio che attualmente viene considerato "Denominazione di Origine Protetta".
I vari prodotti caseari erano un tempo e sono ancora caratterizzati dai profumi delle erbe di cui si cibano gli animali: non esistevano mangimi o integratori, ma esclusivamente le erbe ed i fiori del pascolo che conferivano speciali odori e sapori a quanto veniva prodotto in malga.